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Monogrammista 'FDG', attivo alla fine XVII secolo

a) Un orcio, una cesta di fichi, angurie e frutti vari con un pappagallo su un ramo en plain air, ; b) Cesto di fichi, angurie, melograni e uva con tralci di fiori en plain air

coppia di oli su tela
cm 128x152 cad.

a) monogramma FDG e data 1696 sull'orcio
b) monogramma DG sull'anguria

Provenienza: Napoli, importante collezione privata
                       già quadreria dei Principi Caracciolo di Sant'Eramo

Ancora ignota è l'identità di questo artista, autore della inedita coppia di quadri di frutta in paesaggio che qui si presenta. Attribuiti per tradizione orale a Baldassarre De Caro, i due dipinti, originariamente appartenenti alla Quadreria della famiglia Caracciolo di Sant'Eramo, non possono essere ricondotti al più noto artista del XVIII secolo sia per via della sigla presente in uno dei due dipinti, chiaramente distinguibile come FDG, sia per la data '1696' che sotto di questa compare, troppo precoce per Baldassarre, nato nel 1689. Nel dipinto in coppia, invece, la sigla DG è disposta sul cocomero con orientamento verticale (la G è leggermente scialbata, tanto da apparire più simile a una C).

Nel loro impianto, le tele evocano composizioni più antiche, riproponendo sul finire del secolo gli schemi ormai collaudati dei maestri della natura in posa napoletana, da Paolo Porpora a Giuseppe Ruoppolo a Francesco della Questa, confermando la fortuna iconografica delle soluzioni ideate a Napoli già intorno alla metà del Seicento.

Che si tratti di una personalità distinta, ancora tutta da scoprire, lo intuiamo dal confronto con un'altra opera riconducibile allo stesso pittore, una Cesta di fichi, frutti e fiori di gelsomino, pure siglata DG, proposta in passato con una dubbia attribuzione a Domenico Gargiulo per via della sigla (catalogo della mostra Natura morta italiana tra Cinquecento e Settecento, Monaco 6 dicembre 2002 - 23 febbraio 2003, Roma 2002, pp. 214 - 215), ma che invece andrà associata a questa nuova figura attiva a Napoli intorno alla fine del XVII secolo, negli anni in cui operavano Nicola Massa Recco, Marco de Caro, Onofrio Loth, anch'essi prosecutori dell'arte dei più antichi maestri.

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