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Senza titolo, 1984
Firmato M. Paladino in basso a destra
Olio, gouache e collages di cartoni su tela applicata su tavola in cornice di legno massiccio
cm 220,5x150 (opera) - cm 240x168x8 (cornice)
Provenienza:
Galleria Artiscope, Bruxelles;
Collezione privata;
Christie’s Milano, 2009;
Collezione privata, Roma
Opera registrata presso l’Archivio Mimmo Paladino, Paduli (BN) con numero MP P84 053
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«La pittura di Paladino vorrebbe rievocare i fantasmi che ritornano per ossessionare il visibile; la sua pittura vorrebbe far coesistere le ombre con la vita, vorrebbe prolungare il notturno nello spazio di immagini luminose: “Non si può amare l’oscurità dove c’è il luccichio del mare” (Mimmo Paladino). Tuttavia egli sa che ogni passo sarà stato un’imprevedibile avventura, questione di vita e di morte. Egli si presenta come un artista funambolo: “Mi sono sempre sentito più vicino all’immagìne prodotta da un artista funambolo piuttosto che da quella dì un artista accademico” (Mimmo Paladino).
(Tratto da John Sallis, “Antichissime memorie. Le immagini recondite di Mimmo Paladino”, 2014)
Tra i principali esponenti del movimento della Transavanguardia, Mimmo Paladino (Paduli, 1948) attinge l'ispirazione da un'ampia gamma di temi e registri stilistici, in particolare dall'arte egizia, etrusca, romana e paleocristiana, intendendo l'arte come una creazione senza tempo che genera nell'osservatore pensiero e conoscenza. Il suo è un linguaggio non illustrativo, non narrativo, ma figurativo; l'immagine scaturisce dalla proliferazione e stratificazione di segni e materie: la superficie viene ricoperta con strati successivi di gesso e colore, puro, materico, e si creano grovigli e frammenti di segni e simboli che a volte dichiarano un significato, a volte alludono ad altro, a volte nascondono. (Tratto da “Mimmo Paladino”, a cura di Luciano Carotenuto, “Arte in Campania”, 2022).
A partire dagli anni Ottanta i lavori di Paladino risultano fondati su composizioni caratterizzate da tratti violenti e colori accesi: è il caso dell'opera qui presentata, datata 1984, periodo considerato tra i più importanti della sua produzione artistica. In questo lavoro si susseguono segni astratti ed onirici dai forti valori timbrici; il colore suggerisce l'intero spazio dell'opera: pochi attributi sono sufficienti per delineare l'intera struttura. I tratti e le forme dai segni eleganti e semplificati ed il colore sono recuperati nella loro ripresa espressiva. Pur nella loro apparente semplicità espressa dalle icone rappresentate, le opere di Paladino conservano sempre un'ambiguità densa di allusioni, i cui segni come un alfabeto sconosciuto aspettano ancora di essere del tutto decifrati e compresi.